Definire la musica di Frank Zappa è un’impresa ardua. Rock, jazz, blues, avantgarde, psichedelia: il suo eclettismo sfugge a qualsiasi classificazione.
Fin dagli esordi con i Mothers of Invention, Frak Zappa sconvolse il panorama musicale fondendo generi all’apparenza inconciliabili. Passava con disinvoltura dal rock distorto a intricate composizioni orchestrali, spesso nello stesso album.
La sua discografia sterminata include oltre 60 album pubblicati quando era in vita. Opere monumentali come Freak Out!, Absolutely Free e We’re Only in It for the Money portarono una ventata di follia nella musica alla fine degli anni ’60.
Gli anni ’70 videro Frank impegnato in sperimentazioni ancora più ardite. In Apostrophe(‘) e Over-Nite Sensation mischiò rock, doo-wop, musica contemporanea e testi satirici. Ma il suo capolavoro di questo periodo è senza dubbio Joe’s Garage, un’opera rock di 3 LP incentrata su musicisti perseguitati da una immaginaria religione contro la musica.
Negli anni ’80 Frank tornò a composizioni più accessibili, con chitarre in primo piano, ma senza mai rinunciare alla sua vena sperimentale. Felici eccezioni i due album jazz instrumentali The Perfect Stranger e The Yellow Shark.
Dopo la morte, sono stati pubblicati decine di album tratti dal suo sterminato archivio musicale. Opere come Civilization Phaze III mostrano come, anche negli ultimi anni, la sua creatività fosse inesauribile.
Frank resta un modello per chiunque voglia fare musica libera da schemi. Un genio che ha influenzato intere generazioni di musicisti, grazie ad una produzione senza paragoni per quantità e qualità. Un artista irripetibile.